L’ascesa delle preoccupazioni relative al cambiamento del clima sul pianeta sta drasticamente modificando anche quello che si respira attorno all’industria del trasporto aereo. Fino a qualche anno fa risultava automatico associare la crescita della connettività aerea all’incremento di benessere, alla spinta per l’economia dei territori emergenti, allo sviluppo del comparto turistico e delle filiere del commercio globale. Oggi l’aviation sta inesorabilmente scivolando verso il territorio simbolico dei comparti industriali che non possono più dare per scontata la “licenza di operare”, accompagnato in questa regressione da movimenti d’opinione che propugnano il “fly shame” e da policymaker pronti a varare una severa carbon tax sul trasporto aereo. Come si difendono, di fronte a tutto questo, gli attori della filiera del trasporto aereo? Cosa stanno facendo per impedire che, da qui in avanti, nel sentire comune l’espressione associata ad un evento negativo e imbarazzante si trasformi da “ho perso l’aereo” in “ho preso l’aereo”?